La regista Justine Triet vince la Palma d’oro con Anatomie d’une chute. Per l’Italia, invece, nessun riconoscimento.
Viva il cinema!»: il 76° Festival di Cannes si conclude con il grido gioioso – rigorosamente in italiano – della madrina Chiara Mastroianni.
La cerimonia di premiazione ha sottolineato l’impegno per la parità di genere e non solo perché Justine Triet ha vinto la Palma d’oro con Anatomie d’une chute. Sul palco ha detto: «Questo è il film più intimo che abbia mai scritto, non pensavo avrei ricevuto alcun premio, ma sarei passata oltre rapidamente. Invece lo dedico ai giovani registi e a quelli che non riescono a girare un film. Facciamo loro spazio!». Il film francese è un thriller incentrato sulla misteriosa scomparsa di un capofamiglia in un luogo sperduto in montagna.
Justine Triet ha ricevuto il premio più ambito dalle mani di Jane Fonda che ha commentato: «La mia prima volta a Cannes è stata nel 1963. All’epoca non c’erano donne registe e nessuno pensava fosse sbagliato. Oggi in competizione ce ne sono sette: è storico ma un giorno sarà normale».
The zone of interest, amatissimo dalla critica, e ambientato durante l’Olocausto, si è guadagnato il titolo di miglior film: il regista Jonathan Glazer ha adattato liberamente il romanzo omonimo di Martin Amis. Racconta l’orrore del campo di concentramento pur senza mostrarlo mai perché la prospettiva è quella di una famiglia tedesca che vive accanto ad Auschwitz. Il fumo, il treno, le urla, i guaiti dei cani: ogni dettaglio sembra lontano e sbiadito, ma lo spettatore lo vive sulla pelle come uno schiaffo ben assestato. Quentin Tarantino gli ha consegnato il premio con il suo solito brio accanto al suo idolo Roger Corman dicendo: «Non capisco il senso della definizione “guilty pleasure”. Per me il piacere è piacere». Il riferimento è ai film di genere che ama guardare e realizzare, come ha raccontato durante la masterclass con il pubblico che, pur di trovare un posto in sala, ha fatto 9 ore di fila seduto sull’asfalto di fronte al cinema.
Tra i presentatori, oltre al glamour hollywoodiano di Orlando Bloom, spicca la protagonista di Holy Spider, vincitrice come migliore attrice della scorsa edizione, l’iraniana Zahra Amir Ebrahimi: «Gli uomini amano i premi, a volte per le ragioni sbagliate ma non stasera». A trionfare come sua erede è l’interprete turca Merve Dizdar per il film Kuru Otlar Ustune – che tratta il tema delle molestie sessuali – di Nuri Bilge Ceylan che ha fatto eco alle parole della collega: «Il mio personaggio combatte per la vita e io so bene cosa vuol dire essere donna in certi Paesi. Dedico il premio a tutte le donne che lottano per esistere in questo mondo».
Moltissimi progetti asiatici sono stati apprezzati e premiati in questa 76° edizione del Festival di Cannes. Per l’Italia, invece, rappresentata da tre registi (Marco Bellocchio, Nanni Moretti e Alice Rohrwacher), nessun riconoscimento, anche se le pellicole sono state molto apprezzate in sala.
Tutti i vincitori dei principali premi al 76° Festival di Cannes:
Palma d’oro: Anatomie d’une chute di Justine Triet
Camera d’or: L’albero delle farfalle d’oro del regista vietnamita Thien An Pham
Miglior attrice: Merve Dizdar (Kuru Otlar Ustune) del regista turco Nuri Bilge Ceylan
Miglior sceneggiatura: Sakamoto Yuji (Monster di Kore-Eda Hirokazu)
Miglior attore: il giapponese Koji Yakusho (Perfect Days di Wim Wenders)
Premio della giuria: Kuolleet Lehdet (Le foglie morte) di Aki Kaurismaki
Miglior regia: Tran Anh Hung (La passion de Dodin Bouffant)
Grand prix: The Zone of Interest di Jonathan Glazer.